La materia intellettuale
Quella che viene chiamata psicosi è la materia intellettuale, la materia della parola che diviene qualità. Ciò emerge in modo preciso lungo l’ormai più che cinquantennale elaborazione compiuta a partire dai due saggi di Armando Verdiglione raccolti in questo volume. In questi saggi l’analisi vale alla vanificazione dell’impianto ideale, ideologico, concettuale della psichiatria, per un verso, e, per un altro verso, della semiologia. Alla constatazione che non c’è più malattia mentale si affianca così la constatazione che non c’è più segno delle cose, che non c’è più il segno di morte.
Sulla mitologia psichiatrica è stato redatto in occasione del primo congresso dell’associazione, Psicanalisi e politica (Milano, 8-9 maggio 1973). La materia non semiotizzabile è stato redatto per il secondo congresso, Follia e società segregativa (Milano, dal 13 al 16 dicembre 1973).
“Lo psichiatra è garante e gestore della produzione della malattia, è un ‘osservante’, nel doppio senso di colui che osserva le regole, trascrive i dati in una formula che permette l’amministrazione del sapere e di colui che osserva l’oggetto. Ha una funzione eroica, parallela, ma non paragonabile, per la sua ritualità, a quella del politico che si trova in una ideale illegalità: trasforma la ‘malattia mentale’ da minaccia assoluta in rischio parziale, la cui risoluzione definitiva è attuata con l’archiviazione del caso, la morte del malato; della sua operazione, per il compimento del contratto, deve dare prova a un attante sociale destinatario (sapere collettivo). E ha una funzione anche ‘fiscale’ che colma lo iato tra il gratuito e il motivato e giunge al contratto, all’assorbimento cioè della marginalità, della devianza, utilizzata e già inscritta come necessaria, occasione di conferma delle certezze. ‘Niente avviene per caso’: è questa l’affermazione massima della grammatica. E il modello dell’operazione è la trascrizione, concetto che presuppone quello di innocenza e di indennità della scrittura, quello della trasparenza. Dopo la traversata e il recupero della marginalità, la chiusura del caso indica il ‘fondo semplice’ delle cose, archiviabile in quanto grammaticale, appaga i presupposti dell’interrogazione. ‘E il resto è silenzio’, cioè ancora istanza grammaticale e espulsione. Ma indicare ciò che il discorso psichiatrico ha espulso, la follia, la materia non semiotizzabile, il dire non appropriabile e non insegnabile, il reale impossibile, è indicare un altro discorso, quello analitico”. (Armando Verdiglione)
L’AUTORE
Nato nel 1944, Armando Verdiglione è linguista, scrittore, imprenditore culturale. Ha fondato un movimento e una rete culturale, artistica e scientifica internazionale e intersettoriale, case editrici di libri e riviste, musei d’arte e imprese di ospitalità nel settore del turismo culturale e artistico. Sono usciti finora in italiano 49 libri intorno alla “scienza della parola”, tradotti anche all’estero, e centinaia di articoli. Ha organizzato centinaia di congressi internazionali in Italia e nelle maggiori capitali culturali del pianeta.